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IL GENE DELLA SPERANZA

Atto unico in due scene

Di Alfred de Grazia


© 2001 di Alfred de Grazia


Vi sono cinque personaggi nella pièce. Il primo di questi è una ricercatrice di 35 anni, una genetista, estremamente idealista, espansiva e repressa al tempo stesso, che indossa un camice da laboratorio e un berretto  più appoggiato sulla testa che schiacciato su di essa; presumibilmente attraente sul piano fisico per la sua voce melodica e non piagnucolosa, le sue orecchie nitide e il suo posteriore, o forse è per via del suo sorriso grazioso, ma evanescente e per le sue caviglie perfette?

Il secondo personaggio è un genetista di 60 anni a capo del dipartimento in cui lavora lei. E’ notevolmente grasso e rotondo per essere un genetista, con occhietti da porco sfortunatamente enfatizzati dal suo lungo camice bianco dal quale spuntano nere ciabatte oxford. Si chiama Dr. Melvin Brainsley.

Il terzo è un bel biondo di ventotto anni, alto, che lavora come agente della società di assicurazioni Supersafe Industrial Insurance Company, la quale fornisce i suoi servizi alla Genice Laboratories, inc. Si chiama Ivanhoe Mac Iver, noto ad alcuni come "Ivan il Terribile."

Da ultimo vi è l’ufficiale dei pompieri, con il suo informatore, che paga, Finky Schlepp.

La maggior parte del materiale di scena consiste di lunghi tavoli da laboratorio, carichi di computer e simili, microscopi, provette, alambicchi e tutto ciò che tipicamente si trova su tavoli del genere (che lo scenografo si ispiri a Rube Goldberg). I tavoli lunghi sono divisi da un corridoio che porta sul retro (utilizzando specchi posti sul fondo del palcoscenico, dove svanisce il corridoio). Non si vede nessuno.

La dr.ssa Anna Klein è la donna di cui sopra e, mentre si apre il sipario,  sta lavorando su di un tavolo alla sinistra della scena. Uno sgabello da laboratorio è posto di traverso al corridoio.



SCENA PRIMA


Anna: operosa come un’ape. Sposta un oggetto, ronza, fa un altro movimento, ronza, ecc. Scuote un recipiente e lo guarda ZZZZZZZatzatzzatzzzzzzzzt. Allunga un braccio per prendere un microscopio. ZZZZZummmzummmzzzz . Picchia il gomito contro una morsa. Maledizione!.

Brainsley e MacIver entrano da destra, ciascuno con un portadocumenti rigido (di quelli usati da conduttori televisivi, ecc.).

MacIver: Mi spiace arrivare qui da lei così tardi, ma sa, il traffico che c’è a venire qui dall’aeroporto Kennedy.

Brainsley: Oh, ma son solo pochi minuti. Volevo mostrarle la tenuta della soluzione 2GB anche mettendovi il doppio della dose di reagente 2bG che voi consigliate. Le molecole girano intorno come se fossero state addestrate da un sergente del CAR.

La dr.ssa Anna Klein. Non fa parte del progetto. Sta ripulendo un po’ di rimasugli di genoma. Il signor Ivanhoe MacIver, Anna. Lavora per i nostri assicuratori.

(Entrambi fanno un cenno col capo e si dicono "Molto lieto/a.")

Brainsley: Che cosa la trattiene fino a quest’ora, Anna? Sta cercando di recuperare il tempo perduto durante la sua gioventù bruciata?

(a M.) Anna una volta faceva la ballerina, poi ha studiato scienze sociali, poi ha fatto la tessitrice di tappeti prima di decidersi a fare il dottorato in chimica organica.

Anna: Mi dica la verità: perché m’ha preso a lavorare con lei?

MacIver: Bè, a me verrebbero in mente diversi buoni motivi…

Brainsley: Attento, MacIver, che qui si son già verificati strani casi di molestie sessuali. Tra questi ce n’era uno per distrazione di uno scienziato dal suo lavoro, ed anche in quel caso era coinvolto un esterno, della Beard Chemocycle Company.

MacIver: So del caso e della persona.

Anna: Ma lei è per caso Ivan il Terribile?

MacIver: Sì, ma è roba di quando facevo football. Ora nel mio tempo libero difendo la natura.

Anna: Salvaguardia delle risorse naturali, cose del genere?

MacIver: No, si tratta di prevenzione delle intrusioni nei processi naturali per mezzo dei nuovi strumenti della biotecnologia.

Anna: Immagino si riferisca a prevenire clonazioni, irraggiamento di piante e mutamenti genetici.

MacIver: Qualcosa del genere.

Brainsley: Faremo meglio ad andare, Ivan, se vogliamo sistemare la faccenda della soluzione 2GB prima che mi si faccia troppo tardi.

MacIver: Certo. Ma mi permetta di fare una domanda, prima di andare. Dr.ssa Klein, la sua attrezzatura sembra piuttosto antiquata, come se fosse uscita da un vecchio film di Frankenstein. Come mai?

Anna: E’ vero. Sono cianfrusaglie. Sa, stiamo recitando una commedia. Tanto è impossibile che il pubblico ci si raccapezzi con quest’improbabile messinscena fatta di computer e provette nelle quali si svolge l’azione. E’ anche il motivo per cui porto delle calze decorate, per sostenere la causa. Vede? (Solleva il camice per far vedere delle calze nere decorate a farfalle rosa.)

MacIver: (con un ghigno perplesso) Certo. Arrivederci, Dr.ssa Klein, buona fortuna.



SCENA SECONDA


Gli uomini sono usciti, m B. rientra. Anna sta ancora ronzando.

Brainsley: Anna, ma a che cosa sta lavorando in concreto?

Anna: E’ un progetto in linea con l’art. 904 del contratto, lo faccio nel mio tempo libero, senza soldi, né sostegno, e con il permesso di fare ciò che voglio purché non svolga operazioni pericolose,  mentre all’azienda va la metà di qualsiasi provento da brevetto, copyright, nonché la menzione della stessa in caso di pubblicazione.

Brainsley: Bene, ma di che cosa si tratta? non potrebbe dirmelo?

Anna: Potrei. Ma si metterebbe a ridere, da buontempone qual è, e a me non va che si rida del mio lavoro! Tra l’altro lei è in un settore diverso. Lei si occupa di hardware, mentre io mi limito a giocare col software. Il Boss mi ha dato il permesso di manipolare fino a cinquanta geni, con sei mesi di tempo per finire il gioco.

 E per quanto riguarda quel Ivanhoe, lo tenga lontano da me. E’ un tipo poco raccomandabile. E credo di sapere quali siano le sue vere intenzioni. E’ uno di quei fondamentalisti amici-della-scienza. Il suo scopo della vita, al momento, è quello di bloccare progetti scientifici che potrebbero avere a che fare con le questioni veramente importanti della vita, come il mio.

Brainsley: Ad esempio?

Anna: Ad esempio se le persone che hanno una grande fede in altre persone o in una causa sono dotate di un gene che spieghi tale fede.

Brainsley: Può ripetere? Che cosa intende dire?

Anna: (si sforza di essere paziente) Intendo dire che una qualità morale può solidamente fondarsi su di un gene o su di una combinazione di geni.

Brainsley: Non intende anche dire, per caso, che si può creare tale qualità morale e, per lo stesso ragionamento, distruggere il suo opposto?

Anna: Questo non lo so, ma è possibile.

Brainsley: Ma che cos’è la fede? Non si riesce nemmeno a darne una definizione, figuriamoci – o forse dovrei dire “a maggior ragione” – trovare che ha un’esistenza materiale.

Anna: Il fatto che una cosa non se ne vada in giro per la stanza strisciando non significa che essa non esista.

Brainsley: Certo, e si può produrre un gas velenoso che non si odora, né si vede, sente, tocca o gusta. Ma funziona. E in modo molto preciso. Lo si può definire in virtù della sua formula chimica, Anna. Lo si può contenere, disperdere e osservarne gli effetti. Ma quale qualità morale è dotata delle stesse proprietà?

Anna: Tanto vale chiedere che cosa siano le qualità morali:

posso richiamarne un breve elenco sul mio schermo. (Si proietta in avanti dal punto in cui si stava dondolando sulla sedia e clicca rapidamente per due volte. Sullo schermo compare un elenco di trenta qualità: onestà, lealtà, fede, generosità, amore, carità, iniziativa, obbedienza, speranza, ecc. ) Fino ad ora, ho preso in considerazione venti virtù, e venti vizi come la disonestà, l’aggressività, l’odio, l’infedeltà, la sporcizia, l’oscenità, e via dicendo, e li ho associati con le funzioni note dei pochi geni che si conoscono abbastanza.

Brainsley: Ma come fa anche solo ad immaginare simili associazioni? I geni non hanno né virtù né vizi. Esistono e basta. Sono lì. Agiscono.

Anna: Qualsiasi azione è o virtuosa o viziosa, dovendo avere conseguenze buone o cattive. Quindi il gene non può non avere delle caratteristiche morali. Nel momento in cui è attivo, determina una situazione che è o favorevole o sfavorevole alle condizioni di una qualche parte del corpo che sta agendo in un qualche modo che potrebbe avere efficacia sull’esterno, sull’interno o su di entrambi.

Se non lo sa ora, Dr. Brainsley, lo scoprirà presto – ma sono sicura che lei ne è già a conoscenza. Tutti gli organismi sono unificati. Compresi gli esseri umani. Tutti gli eventi psicologici sono fisiologici, tutti gli eventi fisiologici sono psicologici, anche sociali, se preferisce. Il corollario è: ciascun evento nella vita è di natura sia fisica che spirituale.

E quindi ogni evento ha conseguenze morali, ossia, morali o immorali. Ma siamo lei ed io, e Gandhi,  Stalin, papa Giovanni Paolo II, Mao Dze Dong,  Mussolini e Jimmy Carter a dire se un evento sia buono o cattivo.

Quindi il bene o il male iniziano essenzialmente dal gene, e quei plenipotenziari non fanno altro che apporre un sigillo di approvazione su qualsiasi cosa accada a partire dai geni. E dunque i geni sono o buoni o cattivi.

Quando Dawkins parla del "gene egoista" gioca con le parole e confonde le idee, cadendo lui stesso in contraddizioni darwiniane, dicendo prima che il gene è buono e dopo che è cattivo, mischiando tutto con la presunta lotta per la sopravvivenza del più adatto.

Io invece voglio mettere da parte tutta questa confusione e trovare un gene buono, uno che sia importante, uno senza il quale l’umanità sarebbe inconcepibile.

Brainsley: La ascolto.

Anna: Il gene della speranza.

Brainsley: A-ha.

Anna: Senta,  guardiamoci attorno, siamo in sette miliardi su questa Terra. Che altro siamo se non forme di vita purulente, che vivono di speranza, semmai si sentono vive. Ed è sempre stato così, sin dal primo aggregato di geni il cui comportamento avesse caratteristiche umane. La storia dell’umanità è fatta per lo più di ostilità e lotte, e delle torture dovute alle catastrofi naturali ed alle malattie.

E di solito la soluzione consiste nel far soffrire gli uomini ancora di più. Fai soffrire laddove non si soffre affinché si capisca che ci può capitare di peggio se non soffriamo abbastanza per nostra scelta. Legga il Vecchio Testamento, legga gli indù, i teutoni, i siriani, i greci, i romani, e la nutrita storia degli shintoisti, dei cristiani e dei musulmani. Sono resoconti su come evitare la sofferenza soffrendo di più. Persino i buddisti, con il loro culto dell’indifferenza. Ha mai pensato a quanto saremmo vili e nocivi se fossimo indifferenti a tutto ciò che ci accade intorno o anche altrove?

Brainsley: Basta ora. Mi risparmi il resto delle suo follie. Sono uno scienziato, io.

Anna: Follie, dice. Lei stesso è in grado di evitare solo alcune follie della nostra specie, ma non, per esempio, il meccanicismo robotico e le sofferenze burocratiche dell’uomo scientifico, lo scientoide.

Lei, ad esempio.

 Brainsley: Anna, vi è una differenza. Noi uomini siamo Y e voi donne siete X e non ci ritroveremo mai, eh. Abbiamo scoperto che la depressione è più diffusa tra le donne che tra gli uomini. E perché? Perché vi deve essere un gene specifico della depressione che sta nel cromosoma X ma non nel cromosoma Y. Ma ci sono ancora molte questione aperte. Quante forme assume la depressione? Quali stati d’animo depressivi sono razionali –e Dio sa se non ci siano molte ottime ragioni per sentirsi depressi – quando si perde un proprio caro, o i propri averi, la casa, un braccio o una gamba, il lavoro, o persino l’elezione di un idiota alla Casa Bianca.

Ora le do un modello di ricerca. Prenda due campioni uguali, scelti casualmente, di uomini e donne in una data popolazione e scopra quanti in ciascun campione abbiano subito dette perdite, poi prenda le persone col cromosoma X e controlli che siano più depresse della media e poi proceda ad analizzare i depressi per individuare il gene responsabile. Eh.

Anna: Lei presume, naturalmente, che i depressi siano condannati ad essere pessimisti e senza speranza. Dice inoltre, e le credo, che la depressione è più diffusa tra le donne che tra gli uomini. Lei crede che non saprei trovare il gene colpevole nel groviglio di quelli che stanno sia nel cromosoma X sia nell’Y?

 Brainsley: L’ha detto. Infatti se ne uscirà con enne tipi di depressione e speranza, ma senza un gene specifico che ne sia responsabile.

Anna: Stronzate. Ho scelto ciascuno dei cinquanta geni che sono autorizzata ad analizzare perché è implicato in qualche attività o modello di comportamento che ha a che fare con la speranza, la speranza al suo massimo grado. Nel quadro della teoria della medicina psicosomatica non può non esservi un legame genetico tra comportamenti paralleli a livello somatico e psicosomatico. Tutto ciò che devo fare è solo trovare una malattia fisica che sia il più vicino possibile alla depressione. Da quelle parti ci sarà il gene della depressione e mancherà, oppure sarà stato disattivato o annullato, quello della speranza.

Non immagina nemmeno che differenza farà tutto ciò per l’umanità. Una volta trovato il gene della speranza nel genoma umano, potrò trasferirlo da una cellula uovo umana (o persino dell’animale adatto, - sì, proprio un mostro latore di speranze) a un’altra che ne sia priva. Tutti i bambini allora nasceranno con un’uguale carica di speranza.

Brainsley: Il suo era un metodo piuttosto disordinato, ma ha pensato a Craig Venter ed al grosso successo che ebbe? Basta mettere un gene della speranza nel cromosoma X di ogni cellula uovo. Il gene della speranza funge probabilmente anche da gene anti-depressivo e quindi riuscirà certamente a prevenire la metà, se non più, dei casi di depressione cronica.

 Anna: Inoltre, le confiderò il più grande di tutti i segreti: il gene della speranza è probabilmente lo stesso responsabile della fede e della carità, e quindi saremmo in grado di garantire al mondo quella fede, speranza e carità che quel perfido di San Paolo metteva al centro delle sue prediche.

Brainsley: Se fossi in lei, non nutrirei simili speranze. O forse è solo che son troppo vecchio.

Anna: Immagino voglia farmi dire che lei è troppo vecchio per lei sa cosa. Ma non lo dirò. Piuttosto le chiederei se non è più geloso del solito per ciò che la sua giovane collega sta per scoprire.

Brainsley: Lei mi fa torto. Non sono geloso, ho soltanto le preoccupazioni di una persona normale nei confronti di una sua collega più giovane ed attraente e di come passa le sue serate. (Ciò nondimeno la guarda in modo malevolo)

Anna: Cerchiamo di capirci, Dr. Brainsley, le possibilità che lei ha di finirmi nelle mutandine sono infinitesime.

Brainsley: (scaldandosi) Mi ha frainteso. Ci sono migliaia di combinazioni sulle quali lavorare prima che lei possa anche solo iniziare a vedere quelle statistiche su cui fonda le sue speranze.

 Anna: Non importa. Arriveremo al gene, è questo ciò che conta.

Brainsley: (ignorandola) Finirà per essere solo la pedina di un movimento più grande, fatto di giovani che vogliono liberarsi dei vecchi. I loro alti livelli di speranza li renderanno uniformemente aggressivi e capaci di  commettere “suicidi” geriatrici, o li chiami pure eutanasia di massa, se vuole.

Anna: Ma no; siamo solo all’inizio. Sintetizzeremo una sostanza chimica della speranza che contrasterà il gene dell’aggressività, o quello che è, se ingerito tre volte al dì a partire dall’età di diciotto mesi.

Brainsley: Lei immagina se stessa tra svariati anni luce. Ma ciò che è peggio è che, se avrà successo, avremo un mondo di esseri umani pieni di speranza, indipendentemente da quanto avverse possano essere le circostanze della vita. Nessuno farà nulla per rimediare alla propria condizione personale se sarà così pieno di speranza.

Sia più realista.

Adesso devo andare.

(A parte) E’ fuori di testa!

Anna: Arrivederla. (Lui esce e lei mormora) Codardo. Gli uomini son così codardi.


SIPARIO




SCENA TERZA


Lo stesso laboratorio, ma praticamente irriconoscibile. Vetri rotti, mobili anneriti, fumo, sedie rovesciate, tutto quello che attesta un’esplosione recente con annesso incendio. Al centro della scena ci sono Anna, Brainsley e Ivanhoe, che guardano attoniti la scena desolante. C’è un nuovo personaggio, un ufficiale dei pompieri, che indossa l’elmetto.


Anna: Non mi aspettavo di rivederla così presto, Mr. MacIver. (Fissa la scena ammutolito.)

Ufficiale dei pompieri: E’ il terzo incendio della sua società da Halloween, Mr. MacIver. Sta per caso insegnando ai suoi clienti a non tardare il pagamento dei premi?

MacIver: Ma no, capo, ha, ha. Se gli stiamo dietro perché spingano tutti i laboratori con copertura inadeguata a venire da noi per un’assicurazione migliore.

Brainsley: Tanto varrebbe dire che il capo ha appiccato l’incendio per finire in tv e avere più fondi per la prevenzione agli incendi.

 MacIver: Farà meglio a controllarsi, perché se mai mi è capitato di vedere un esempio di gelosia professionale è la sua facciona obesa con quegli occhietti invidiosi.

Anna: Ok, ok, ora che siete pari, che cavolo ne sarà di questa ricercatrice? Il mio progetto è svanito nel fumo. La mia carriera a ramengo. Il boss non mi darà più altri cinquanta geni. Farò causa a entrambi per milioni di dollari.

Ufficiale dei pompieri: Vi credete tanto in gamba, voi intellettuali. Non appena ho saputo che c’era un incendio e che tipo di esperimenti si facevano qui dentro, ho capito subito ch’era doloso e chi era stato.

Tutti: Chi, chi, chi?

L’ufficiale li ignora e grida: "Fate venire Finky Schlepp!"

Un personaggio che sembra Finky Schlepp fa il suo ingresso.

L’ufficiale dei pompieri: (con orgoglio) Concediamo sempre l’immunità a Finky quando ci dà informazioni su casi come questo.

Ufficiale dei pompieri: Finky, hai gettato una molotov in questo laboratorio alle 4 precise di stamattina?

Finky: Sissignore, l’ho fatto, Capo.

Ufficiale: Chi t’ha pagato per farlo?

Finky: E’ stato Ivan il Terribile (indicando M.).

M. dice ironicamente, Oh mio Dio, magari fossi stato io..

Ufficiale: C’è qualcun altro che ti pagato per questo lavoro?

Finky: Sì, quel signore lì. (Indica B.)

Brainsley scoppia in una fragorosa risata che si trasforma in un accesso di tosse con raspino.

Ufficiale: E’ tutto, Finky?

Finky: (dopo una lunga pausa) Nossignore, Capo. Anche lei (puntando il dito contro Anna).

Anna inizia a ronzare come un bombo inferocito.

Ufficiale: Com’è andata, Finky?

 Finky: Bè, vede, capo, ogni volta che vedo Ivan il Terribile con gli occhi da pazzo, sento che sta per succedere qualcosa, e allora lo seguo.

Poi li ho sentiti che parlavano. Sembrava che c’avevano le formiche nelle mutande.

Quindi mi metto in disparte e quando arriva Ivan, il primo che se ne va, lo avvicino a me e gli faccio vedere la molotov e gli faccio “Che ne dici per un centone?”

Poi quando se ne va il secondo faccio lo stesso e gli dico “perché non ti liberi di quel nido di vipere con un focherello?”, e metto un altro centone in saccoccia.

Poi quando la donna chiude la baracca, vedo che c’ha una faccia incacchiata e mi dico, perché no?, provarci non costa niente. Allora faccio, Dr.ssa? Sì? Ha perso la speranza? Mi guarda come se ero un prete, un mago o qualcosa del genere e dice, come fa a saperlo?, sì, l’ho scoperto oggi, adesso so che non funzionerà. Allora le faccio, per cento dollari non dovrà spiegare niente a nessuno e farà la figura della martire. Le faccio vedere la mia piccola molotov. Mi fa, è impazzito? E io, io no, ma lei sì.

Fruga nella sua borsa e tira fuori un cinquantino. "Dovrebbero bastare. Non posso fare altro. Sono solo una donna indifesa e senza risorse."

Bè, si sa che le donne son tutte meschinelle. Ma ho preso il cinquanta lo stesso.

Poi ho buttato la bomba e dopo sono andato a confessarmi prima della messa delle sei e il prete m’ha detto che quello che avevo fatto non era proprio un peccato, visto che quei laboratori stravolgevano l’atto della creazione, cosa che solo Dio può fare.

Ufficiale: E poi sei venuto a riferire alle autorità, a me, naturalmente.

Bel lavoro, Finky.

Potete tornare a casa per ora. Non c’è bisogno di arrestarvi: non ci sono telecamere a riprenderci.

Ma aspettatevi qualcosa per questo pomeriggio. Prima devo consultarmi col Procuratore -- (sfottendoli) vediamo se riusciamo a mettere insieme anche un’accusa di cospirazione, oltre che di incendio doloso, così ci mettiamo anche la ciliegina su ‘sta torta. (Esce)

Finky: (spaventato) Aspetti, capo, che vengo anch’io. (Esce)

MacIver: Non lascerò questo posto finché non avrò raccontato la mia versione dei fatti. Si pianta in mezzo al pavimento, ma il sipario incomincia a scendere.

Brainsley: Non me ne andrò fino a che questa vicenda non si sarà chiarita. Il sipario continua a scendere.

Anna: Nemmeno io, ecco! Anche lei pesta i piedi e ronza fino a che il sipario non è completamente calato.


SIPARIO


FINIS


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